LA STORIA DEL CARNEVALE

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Il Carnevale è entrato, con pieno diritto, a far parte della tradizione e della cultura di Castel Goffredo.
Esso ha, infatti, origini molto antiche; di un Carnevale castellano si hanno notizie fin dal '600, ma il Venerdì Gnoccolaro, cioè l'odierno Carnevale, è nato nella seconda metà del 1800.
Non si conoscono i promotori e le ragioni che li spinsero a crearlo, anche se vi è fondato motivo di ritenere che l'ispirazione sia venuta dalla manifestazione carnevalesca veronese, con la quale Castel Goffredo ha, per di più, un significativo collegamento storico.
Quando, nel 1531, il dotto medico veronese Tommaso Da Vico offrì all'affamato popolo di San Zeno farina, burro e formaggio, dando inizio alla secolare tradizione del "Bacanal", si trovava a Verona Cesare Fregoso, capitano della Repubblica di Venezia ed affermato novelliere, con il prestigioso segretario Matteo Bandello.
Pochi anni dopo, nel 1536, la famiglia Fregoso si trasferiva a Castel Goffredo presso la Corte del Marchese Luigi Gonzaga ed il brillante novelliere non avrà certo mancato di raccontare un "caso" così singolare.
A quell'epoca, tuttavia, per quanto è dato conoscere da una lettera di Ginevra Gonzaga all'Aretino, i Signori del feudo castellano andavano a trascorrere il periodo carnevalesco a Mantova.
La fortunata scoperta di un manifesto del 1875 ha dato la possibilità di datare al 1872 la nascita del Venerdì Gnoccolaro, che ha la sua maschera caratteristica in Re Gnocco, un monarca dai pieni poteri ma ridanciano, gran mangiatore e bevitore, tutto dedito alla felicità dei propri sudditi.
Dal 1875 al 1905 non si hanno notizie precise, anche se nelle memorie lasciate da Gian Cesare Pico, si parla di una manifestazione molto sentita dalla popolazione e già stabilmente radicata, ma che si celebra senza continuità.
Sembra, quest'ultima, una caratteristica del Venerdì Gnoccolaro Castellano che lo contraddistingue dagli analoghi carnevali di Verona e Arco.
Nel 1914 viene incoronato Re Gnocco XL, il cui numerario è forse più un omaggio alla ricorrenza che la rispondenza ad un reale susseguirsi di incoronazioni.
Si tratta di una edizione prestigiosa che apre la c.d. "Era moderna". Da allora, infatti, il programma è stato fedelmente rispettato: viene lanciato il proclama con il quale si indìce la Gran Festa ed il Principe fa il suo ingresso in piazza dove viene incoronato Re Gnocco, pronuncia il discorso della Corona e, assaggiati in gran quantità gnocchi cucinati dalle Reali Cucine ed ingoiato abbondante vino, ne ordina la distribuzione gratuita al popolo.
La celebrazione del 1914 è passata alla storia anche per aver visto la nascita dell'Inno Reale composto dal Maestro Edoardo Zappa sull'onda di un valzer e lo scambio di due feroci fogli satirici che suscitarono aspri risentimenti.
In oltre cent'anni, pur venendo frequentemente festeggiato il Venerdì Gnoccolaro, le incoronazioni sono state soltanto trentuno.
La tradizione vuole che l'ultimo Venerdì di Carnevale, giorno di gran festa, siano allestite cucine operose e cantine effervescenti nella pubblica piazza. Fino agli anni '50 i gnocchi venivano impastati in piazza. Ancora oggi essi sono cotti e conditi alla presenza di un popolo affamato al quale su ordine del Re, sono distribuiti gratuitamente annaffiati da vino gustoso.
Dal 1950, infine, in occasione dell'incoronazione, si pubblica un numero unico umoristico del "Il Tartarello", ideato da Amedeo Gualtierotti che costituisce una occasione per prendersi in giro allegramente anche se, spesso, si colpisce nel segno.
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